Helleborus foetidus L.

ELLEBORO PUZZOLENTE
(fotografato al Monte Semprevisa-Monti Lepini- Lazio)

Ranunculaceae. E'una pianta relativamente comune nei boschi collinari e montani.
Ha fusto robusto e numerosi fiori di poco spicco, globosi, verde giallognoli spesso con bordo rossastro. Le foglie più in basso sono sempreverdi, col lunghi piccioli, Raggiunge un'altezza di 80 cm. Fiorisce precocemente, da gennaio ad aprile. L'odore sgradevole, che dà il nome alla pianta, attrae al nettare le prime api ed altri insetti.
Schiaccate, le foglie emanano un fetore ancora più intenso.
Altra insolita caratteristica dell'elleboro è il modo con cui i suoi semi vengono propagati dalle lumache.
Ogni seme, infatti, presenta lateralmente una cresta bianca, da cui si produce un olio che attrae le lumache.
Queste mangiano la sostanza oleosa, ma scartano il seme, che si attacca al loro muco e viene trasportato in altro luogo, dove germinerà.
Il nome Helleborus deriva dal greco "cibo mortale" e ricorda la pericolosità della specie, una pianta fra le più celebri della medicina greco-romana e la sua radice era usata per il trattamento della follia. "Così matto che neppure un campo intero di elleboro ti guarirebbe" è un modo di dire latino documentato in Plauto e Orazio.
La velenosità della pianta è da sempre conosciuta e l'elleboro ha il primato, poco invidiabile, di essere stata la prima arma chimica di massa di cui esiste documentazione storica. Pausania ne parla a proposito della guerra fra la lega di Delfo e la città di Crissa. Le acque del fiume Pleisto furono avvelenate con elleboro, ed i soldati bevendole si indebolirono divenendo facile preda dei militari ateniesi che in breve conquistarono la città. Sembrerebbe che pure Alessandro Magno ne fu avvelenato assumendone dosi eccessive, per curare una malattia febbrile, forse malaria.
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