(fotografato al Pian della Nana-Cles- Trentino Alto Adige)
Aconitum napellus L. emend. Skalický

Aconito napello

Ranunculaceae. Pianta perenne, robusta, alta 60-150cm, radice a fittone, ramificata in tubercoli con molte radichette e fusto eretto, generalmente semplice in alto. Foglie, 2-3 palmatosette, alterne, divise in segmenti stretti un paio di mm. verdi nella pagina superiore e biancastre in quella inferiore, glabre, tranne quelle sotto le infiorescenze, che sono pubescenti. L'infiorescenza, a spiga terminale densa, č costituita da numerosi fiori pentasepali viola scuro, ermafroditi, di 2-3 cm, ciascuno dei quali ha il petalo superiore foggiato ad elmo in modo molto caratteristico. I frutti sono dei follicoli piccoli, piatti e rugosi. Fiorisce luglio- agosto
Pascoli alpini e prati pingui attorno alle malghe ed alle concimaie, piů raramente nei prati subalpini o ai margini dei boschi. La pianta viene coltivata anche come ornamentale.
Il nome proviene dal greco akňniton oppure en akoneis cioč che cresce sulle aspre rupi, oppure nome di una pianta usata nell'antichitŕ per preparare esche avvelenate per topi. Inoltre il nome della specie deriva dal latino napellus, diminutivo di napus, cioč cavolo navone, che ha grosse radici.
Velenosa, protetta.
Tutte le specie del genere contengono diversi alcaloidi tra cui l'aconitina, un potente veleno, letale anche a dosi ridottissime: i sintomi sono un forte calore a gola e ventre, secchezza della lingua, vomito, diarrea, debolezza muscolare, aritmie sino all'arresto cardiaco. Le diverse specie venivano usate per avvelenare le punte delle frecce o preparare veleni.

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